Per molti anni ho pensato che essere donna significasse dover lottare.
Lottare per avere la parità. Per essere considerata abbastanza. Abbastanza forte, intelligente, affidabile, intraprendente e degna di rispetto.
E tutto il mio casino con il femminile ha molto a che fare anche con questo malinteso che avevo alla base.
Ad un certo punto della mia vita, confusa sul modello femminile che incarnava mia madre, e forse non soddisfatta nel perseguirlo, mi sono scelta altri modelli di femminile, uno in particolare. Ho scelto di guardare ad una donna che mi pareva forte, determinata, sicura di sé. Una donna che poi (a posteriori) ho sentito intimamente essere arrabbiata con la vita (forse come lo ero io) e probabilmente mancante essa stessa di un modello femminile da cui aver ricevuto pienamente e con gratitudine.
Per anni per me essere donna ha significato questo: sentirmi (per dovere) superiore agli uomini e fare di tutto per dimostrarlo, essere arrabbiata (con loro e col mondo), lottare per far valere i miei diritti e la mia voce, portare i pantaloni…Insomma essere donna significava per me essere…UN UOMO! :D
Per svegliarmi da questa ipnosi ci è voluto un bel po’ di tempo. Ed è un risveglio avvenuto per passi.
Primo passo: Ho riconosciuto mia madre.
Attraverso le Costellazioni Familiari ho realizzato che non mi stavo rivolgendo a mia madre come modello di femminile e che rifiutandola come modello l’avevo rifiutata anche come madre (e viceversa). Quando “rifiuti” tua madre (a livello inconscio ovviamente, io di questa cosa mica mi ero accorta) stai facendo una cosa che non è possibile, con il risultato di incasinarti la vita a tanti diversi livelli (vedi post sulla rabbia ad esempio).
Una volta recuperato il legame con la mia mamma – con cui non avevo alcun conflitto visibile, anzi! Avevo un bellissimo rapporto ma, forse, arido – ho potuto già da subito ricevere da lei tutta la femminilità che non avevo colto in lei da giovane perché oscurata dal mio giudizio.
Ritornare a ricevere dalla madre è un percorso che auguro a tutti di compiere una volta nella vita, perché è la chiave di tantissima della nostra sofferenza.
Secondo passo: Ho visto con occhi diversi la donna che avevo scelto come modello
Dopo aver maturato una diversa consapevolezza, ho riguardato la donna che avevo scelto come modello di femminile in giovinezza, accorgendomi appunto di come fosse anche lei stessa immersa in un grossissimo malinteso. Tutte le caratteristiche che da lei avevo preso mi stavano facendo vivere una vita da persona arrabbiata, arrogante, in guerra continua con tutto (specie col maschile) e piena di giudizio.
Appena ho iniziato i miei percorsi di crescita personale (yoga in primis, ma counseling, sistemica e mindfulness poi) mi sono resa conto che non ero più in grado di sostenere quel modello di vita e che dovevo rivolgermi altrove: a mia mamma prima di tutto e ad altri modelli di femminile che pian piano emergevano alla mia attenzione. Da lì la rabbia è evaporata, i miei atteggiamenti verso il mondo e verso il maschile si sono ammorbiditi, tutto è diventato più piacevole!
Terzo passo: Ho fatto pace con il maschile
Avere confusione sul femminile mi aveva molto confusa anche nel mio rapporto col maschile. Anche qui, col tempo, ho lasciato spazio ad altro e sono passata dal relazionarmi in maniera conflittuale con gli uomini a sentirli come alleati e non come nemici. Ho riconosciuto e onorato la mia parte maschile, così come avevo fatto con la mia parte femminile, tornando piano piano in equilibrio.
Ed è così che ho conosciuto finalmente un uomo che fosse in pace col suo stesso maschile e femminile, a differenza dei precedenti. Dare alla luce un figlio maschio è stato la ciliegina sulla torta e da quel momento mi sono sentita ancora più libera e in pace.
In sostanza quindi, non mi vedrai mai pubblicare post di guerra al maschile, guerra alla violenza contro le donne, marciare per la parità, protestare per essere vista. Perché per me tutte queste manifestazioni sono frutto di un maschile che ancora non ha visto da sé il proprio femminile. Una donna in pace con sé stessa lavora con altre donne, dà energia alla propria femminilità, intuizione, accoglienza. E lo fa anche accogliendo l’uomo e aiutandolo a trovare pace col suo stesso femminile.
Il resto (la parità, i diritti, il riconoscimento) sarà solo una gradevole conseguenza.
“Sono a favore della liberazione delle donne, ma non nella maniera in cui lo è il movimento di liberazione delle donne: esso non è un’autentica rivoluzione e sta prendendo un verso molto reazionario, sta provando a imitare gli uomini, ma ricorda che imitare non ti renderà mai pari, al massimo farà di te una copia, l’originalità sarà perduta.” – Osho
Se vuoi iniziare un percorso per ritornare alla tua femminilità, lo possiamo fare assieme attraverso il Counseling o lo Yin Yoga
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